«Lu senzu de la vita»: la poesia ‘filosofica’ in dialetto di Nicola G. De Donno (Parte seconda)

 di Antonio Lucio Giannone

Ma passiamo ora a Filosofannu?, la raccolta che rappresenta il momento conclusivo della riflessione di De Donno, il suo vero «testamento» poetico, morale, intellettuale, di notevole altezza poetica. Qui egli conduce un’organica, coerente, sistematica meditazione in versi sui temi centrali affrontati nella poesia dell’ultimo decennio: l’Essere, l’io, il tempo e la storia. A questi tre temi sono infatti dedicati rispettivamente, come vedremo, i tre poemetti che compaiono nella raccolta, la quale presenta alcune novità di rilievo nella concezione dedonniana, oltre che nella struttura e nelle scelte metriche rispetto ai libri precedenti. In Filosofannu?, infatti, è possibile cogliere qualche apertura rispetto alla visione totalmente negativa dell’esistenza umana, espressa nelle raccolte precedenti, in direzione di un vitalismo nuovo, di uno slancio vitale, una sorta di «evoluzione creatrice» per riprendere Bergson, che resta però sempre privo di prospettiva teleologica e continua a essere inesplicabile per la mente umana.

Dal lato metrico, qui De Donno rinuncia del tutto al sonetto, che è stata fino ad allora la forma metrica da lui prediletta, col suo giro breve e perfetto dei quattordici endecasillabi, e compone tre poemetti, che sono Èssere è lla Vita («Essere è la Vita»), Ci pecca e ppoi se mmenne, sarvu seste («Chi pecca e poi si emenda, è salvo»), Cu lle vite, la Vita («Con le vite, la Vita») in lasse di endecasillabi, che gli danno la possibilità di articolare meglio il suo pensiero poetante. Essi sono preceduti da Testamentu, presente già in Palore, che è invece una canzone libera divisa in quindici strofe  ineguali di endecasillabi e settenari, con rime libere, per complessivi 76 versi. Ma perché sente il bisogno di riprendere questa composizione a distanza di pochi anni (appena tre) da quella raccolta? Proprio per sottolineare, come si è accennato, il superamento, o quanto meno il ripensamento che conduce negli altri poemetti, delle posizioni lì espresse.

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