Inchiostri 4. Su di una foto di Leonardo Sinisgalli ad Alberobello

di Antonio Devicienti

C’è questa fotografia di Leonardo Sinisgalli ad Alberobello nel 1964.

Riconosco la calce bianca di Puglia che dà morbidezza ed eleganza contadina alla pietra arenaria, riconosco la terracotta del grande vaso il cui colore, in parte toccato dal bianco che lo salda all’edificio, distacca in tutto l’abbagliante biancore reso vibrante dalla luce meridiana.

Lontanissimo il Nord che ha altri ritmi architettonici e altri colori, tutt’altra luce e tutt’altri tempi di riposo – ché Sinisgalli sembra qui sostare, felice, dentro un tempo rallentato di silenzio e di attesa.

Fuma e guarda in direzione di qualcosa o di qualcuno che gli disegna un bellissimo sorriso sul volto, forse divertito, forse compiaciuto ed egli stesso, a parte la cravatta, è vestito di bianco, anche se al Sud sappiamo bene che non c’è un solo bianco, ma molti bianchi variati dall’ombra, dal buio, dall’inclinazione del sole, dalla natura della pietra, dalla mescola della calce… e infatti questa fotografia è una lode del bianco e delle sue declinazioni: l’acciottolato, il sedile di pietra, la porta di assi orizzontali, il riposo – bianco perché così assolato del poeta che conosce bene l’ospitalità contadina – raccontano la Puglia e il Sud.

La fonte da cui proviene la fotografia è il sito www.fondazionesinisgalli.eu

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