Manco p’a capa 45-46. Seri dubbi sulla transizione ecologica

Leggendolo ho trovato molto di quello che secondo me è necessario per capire, citando il libro, “perché siamo arrivati a questo punto?”. Butera spiega che il pianeta ha i suoi limiti, e analizza i nostri errori nel rapportarci con esso, indicando nuove strade verso la sostenibilità, per realizzare un compromesso tra il nostro benessere e quello degli ecosistemi che ci sostengono. Racconta la storia di Homo sapiens e del suo (nostro) impatto sulle caratteristiche fisiche, chimiche e bio-ecologiche del pianeta. Bisogna saperne di fisica, chimica, geologia, biologia, evoluzione, ecologia, socio-economia e storia per capire l’intrico di domini concettuali necessari a capire la complessità che il titolo si prefigge di affrontare, mettendoli assieme. In generale, però, le cose trattate nel libro dovrebbero essere talmente ovvie da apparire scontate. E invece non lo sono, evidentemente, visto che siamo arrivati a questo punto. Il motivo principe di questa inadeguatezza culturale si riconduce al fatto che i percorsi di formazione sono molto avari di conoscenze su biodiversità, ecosistemi e ambiente in generale ma, ancora di più, sono molto avari di connessioni tra i saperi: le materie sono divise da alti steccati concettuali e non sono contestualizzate in un ambito ecologico, anche se tutto quello che facciamo avviene nel teatro degli ecosistemi, inspiegabilmente tralasciati o relegati in terzo o quarto piano dai programmi scolastici. Il libro di Butera dà tantissimo al lettore attento, ma chiede tantissimo per la profondità delle connessioni tra gli argomenti. Tanto da risultare ostico in assenza di una preparazione di base che, nella maggior parte degli italiani, manca. L’assunto è semplice: ci siamo rapportati con la natura come un supermercato da cui attingere e un immondezzaio in cui scaricare i nostri rifiuti. Non ci siamo adeguati ai suoi ritmi e ai suoi meccanismi ma abbiamo preteso che lei si adeguasse alle nostre richieste. Per un po’ ci ha assecondato, ma evidentemente abbiamo esagerato e, dato che non possiamo vivere senza la natura, è venuto il momento di capire che contrapporsi ad essa è contro i nostri interessi, perché se mai dovessimo vincere annulleremmo i presupposti per la nostra stessa esistenza. E, comunque, la vittoria sarebbe solo temporanea visto che, prima di distruggere la natura, avremo distrutto noi stessi. La soluzione è vivere in armonia con la natura, adattando le nostre esigenze alle sue. Questo richiede innovazione tecnologica e, prima di tutto, grande competenza nella struttura e funzione della natura, perché non possiamo rispettare quel che non conosciamo. Consiglio di leggere e studiare il libro di Butera e, se non lo capite, rendetevi conto che è la vostra cultura a non permettervi di capirlo: non è una supercazzola, siete voi che non ci arrivate. La democrazia si compie con la consapevolezza della maggior parte della popolazione: questo libro promuove la democrazia.

[“Il Fatto Quotidiano” del 16 aprile 2021]

***
Lettera di Ferdinando Boero, Vicepresidente di Marevivo

La transizione ecologica con le trivelle? Così non va

Il primo aprile è passato, ma forse si tratta di una burla tardiva. L’ANSA riporta la notizia dell’avvio di installazioni per l’estrazione di petrolio dai fondali adriatici (https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/energia/2021/04/09/trivelle-forum-h2o-cingolani-da-la-via-a-11-nuovi-pozzi_2ae2a863-fdd9-4ac1-bcd0-0ed6760663c4.html) e spero tanto che sia una bufala, una delle tante fake news che ammorbano la rete. Come vicepresidente di Marevivo ho partecipato ad un forum referendario con l’allora vice-ministro allo sviluppo economico Teresa Bellanova. Il referendum riguardava la proroga delle concessioni petrolifere. Bellanova, che un tempo si era battuta contro le trivellazioni nei mari pugliesi, esortò i cittadini a disertare le urne, per far fallire il referendum e lasciare mano libera ai petrolieri. L’esortazione ebbe successo, il referendum fallì e subito dopo il suo governo rilasciò concessioni per prospezioni petrolifere nei nostri mari, inclusi quelli della sua Puglia, in vista di ulteriore sfruttamento delle fonti fossili attraverso trivellazioni dei fondali. Il Ministero dell’Ambiente non ci trovò nulla di strano. Quando, però, nei governi successivi, al Ministero dell’Ambiente subentrò Sergio Costa le trivellazioni furono bloccate. Cade Conte, e cade anche Costa, durante un viaggio di Renzi in Arabia Saudita, regno dei petrolieri. Col nuovo governo scompare persino il Ministero dell’Ambiente, diventato il Ministero della Transizione Ecologica. Il Comunicato Ansa dice che proprio quel Ministero ha firmato il nulla osta all’avvio di ulteriore sfruttamento di fonti fossili presenti nei nostri fondali marini. La transizione ecologica prevede l’abbandono delle fonti fossili e il passaggio a fonti energetiche rinnovabili, prima di tutto il vento e il sole. Come si concilia questo nobile intento con ulteriori ricerche di fonti fossili? Abbiamo già un importante approvvigionamento dal gasdotto transadriatico TAP, proprio per gestire col gas, la fonte fossile meno inquinante, la transizione alle rinnovabili che, è vero, non può avvenire dalla sera alla mattina. Fino a un certo punto, i compromessi sono persino accettabili, ma se si continuano a cercare ulteriori giacimenti è ovvio che l’intenzione della transizione ecologica rimane un mero enunciato verbale. Se la discontinuità col governo precedente è questa, si capisce il significato del viaggio nel regno dei petrolieri da parte di chi lo ha fatto cadere: si elimina il governo che aveva fermato le trivellazioni e si ricomincia da dove ci si era fermati per “colpa” (o per merito?) di Costa. La legge salvamare è bloccata, il PNRR è più un progetto di infrastrutture che di transizione ecologica, la salvaguardia di biodiversità ed ecosistemi non è contemplata e si parla pochissimo di mare. Ma, evidentemente, per altre faccende ci si ricorda dell’esistenza del mare: quando si tratta di perforarne i fondali in cerca di ulteriori fonti climalteranti. Continuo a sperare che questa notizia sia falsa, che non sia vera. Se lo fosse, viene da chiedersi cosa si intenda per transizione ecologica. 

[“Huffpost” del 12 aprile 2021]

Questa voce è stata pubblicata in Ecologia, Manco p’a capa di Ferdinando Boero, Recensione e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *