Settecentosettantasette maestri

Ebbene, tutte le stoviglie e le suppellettili di legno lavate e lucidate si misero sul tavolo, si attaccò ad una sua gamba pure un fascio di betulla da sauna russa; invece le botti, i tini-bigonci, le tinozze e i mastelli rotolarono per conto loro dietro al tavolo. Un truogolo di tronco di quercia, che serviva da abbeveratoio degli animali domestici, e il portone di assi di legno, con la vasca da bucato e i bilancieri porta bidoncini dell’acqua si accomodarono tutti insieme su un carro. Anche il bagno-sauna russo e la gru del pozzo decisero di approfittare del passaggio della slitta di casa. Nonostante il periodo estivo fosse quello meno adatto per una slitta, tuttavia, con scricchiolii e fracasso, essa tirava avanti. Il proprio fardello pesava poco, non stancava.

Vanja vide che tutto il patrimonio di legno di casa si avviava alla festa di compleanno del bosco. Persino la vecchia isba si mise a scrollarsi di dosso la polvere e a farsi bella. Si fece prestare dalla nonna di Vanja, dopo tante richieste insistenti, uno scialle di cachemire e se lo buttò addosso sul tetto, poi si mise sotto le sue due travi tonde inferiori e si accomodò su di loro rotolando verso il bosco.

Vanja si accorse che nel cortile di casa erano rimasti soltanto il samovar e il forno, ma anche loro cercavano qualche compagno di strada per andare al bosco.

«E voi, un forno di mattoni e un samovar di rame, che razza di legame di parentela avete con il bosco?» – domandò Vanja. «Mica siete nati nel bosco!»

«Hai ragione» – rispose il forno, – «e benché non siamo nate nel bosco, tuttavia è con il calore del bosco che sforniamo il pane, riscaldiamo l’acqua per il the e cuciniamo le minestre.»

Ora Vanja cominciò a comprendere e a diventare sempre più intelligente.

«Sarà bene» – pensò, – «che vada anch’io!».

Non appena ebbe pensato questo, le sue scarpe di fibre di tiglio si misero da sole in cammino verso il bosco.

«Bravo, Vanja, andiamo, giacché facciamo la stessa strada. Anche noi altre non siamo che delle nipoti di primo grado del festeggiato. Siamo cresciute nel bosco, dal bosco siamo arrivate come una parte del tiglio e soltanto dopo siamo diventate delle scarpe.»

Dissero così e si misero ad accompagnare Vanja, dirigendosi verso il bosco lungo una strada larga. Vanja incontrò una marea di ospiti che procedevano nella stessa direzione. C’erano barche che navigavano, mulini che camminavano, ponti che marciavano, balalajke, chitarre, violini che di corsa si superavano a vicenda… Ceste, palizzate, mangani, battipanni, ceppi, manici, mobili pregiati, pelli preziose e rare, colli di martora, trementina, pece e catrame, resine, olio di abete bianco, pinoli di cedri, erbe-radici officinali…

Migliaia e migliaia di ospiti delle industrie forestali ed i loro derivati: ammassi di legname, segherie, produttori di pece e catrame, carpenterie, guardiacaccia forestali, produttori di carri, produttori di slitte, falegnamerie, mobilifici… Tutti i settecentosettantasette maestri del bosco.

La sera ebbe inizio un grande banchetto, a cui fu invitato anche Vanja.

«Guarda, osserva tutto attentamente» – disse il bosco. «Forse, diventerai il mio settecentosettantottesimo maestro.»

Il convito prese subito una buona piega. I pini diedero dell’ottima resina ed accesero le torce. L’erba rigogliosa del bosco distese sulla radura un bel tappeto verde. Migliaia di usignoli arrivarono per esaltare il festeggiato. Tutti cantarono in coro. Lepri, scoiattoli e porcospini facevano i buffoni, rallegravano gli ospiti con una divertente rappresentazione.

Più tardi fu servito il pranzo di festa. Eccellenti funghi in tutte le salse. Selvaggina di ogni tipo: pernici, urogalli, galli cedroni, francolini… Il tutto con contorni e ripieni di ogni frutto del sottobosco: mirtilli rossi e neri, bacche di ossicocco, ribes rosso e nero… Da bere fu presentato il miele selvatico; a fine pranzo portarono in tavola nocciole e pinoli e tanta altra frutta secca e fresca del bosco, comprese delle fragoline e dei lamponi.

Insomma, non è possibile elencare tutto quello che fu servito a quel convito fra tutte le pietanze del bosco! A questo punto, Vanja comprese, quanti doni celasse dentro di sé un bosco, quali fossero i maestri che gli servivano e si impensierì.

Passò del tempo; non si sa quanto a lungo durò il pensiero di Vanja. L’unica cosa certa è che era diventato il settecentosettantottesimo maestro del bosco.

Ma qual è? Di questo la favola non parla, non saprei proprio.

Chiedetelo a qualcun altro.

[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]

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