Manco p’a capa 120. La biodiversità e la crisi della tassonomia

di Ferdinando Boero


Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778), il padre-fondatore della moderna tassonomia.

Un milione di specie si estinguerà nei prossimi dieci anni, dicono le Nazioni Unite e altre organizzazioni che si occupano di biodiversità (https://www.un.org/sustainabledevelopment/blog/2019/05/nature-decline-unprecedented-report/). Conosciamo circa due milioni di specie, ma si stima che il pianeta sia abitato da più di otto milioni di specie.
Da zoologo, sono perfettamente d’accordo con questi allarmi, e ho stilato lunghe liste di specie che potrebbero non esserci più: estinzioni putative. Se una specie non si trova da diversi decenni possiamo avanzare l’ipotesi che sia estinta. Gli animali di cui mi occupo, gli idrozoi, non sono popolari come i mammiferi, gli uccelli e gli altri vertebrati. Ma la stragrande maggioranza della biodiversità è costituita da animali poco cospicui, ignoti al grande pubblico e, in grandissima parte, anche alla scienza. L’oceano copre il 71% della superficie del pianeta ma non si tratta di una superficie. Con i suoi 4.000 m di profondità media, l’oceano rappresenta più del 95% dello spazio abitato dalla vita. Gli ecosistemi terrestri sono un’eccezione e sono “vivi” grazie alla presenza dell’acqua oceanica che, con l’evaporazione e la formazione di nubi che portano acqua dolce sulla terraferma, rende possibile la vita anche fuori dall’oceano.
Ora mi metto al posto di uno scettico, e faccio l’avvocato del diavolo. Se un negazionista dicesse: OK, si estinguerà un milione di specie nei prossimi anni. Ma se la situazione è così critica, mi fate un elenco di specie che si sono già estinte? Ci sono lunghi elenchi di specie minacciate, specie salvate dall’estinzione, specie a rischio di estinzione. Ma quali sono le specie estinte? Se i candidati all’estinzione sono un milione, possibile che non ne sia estinto neppure uno, o che ci siano sempre i soliti nomi? Ripeto: io qualche nome lo avrei.

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