Solo i giovani possono creare nuova bellezza

di Antonio  Errico

Qualche giorno fa, in un articolo su “Robinson” di  “Repubblica”, Renzo Piano scriveva che esiste una bellezza più profonda di ogni altra, che è quella umana fatta di energia, solidarietà, passioni e desideri. Quella bellezza fatta da giovani carichi di speranza e voglia di un futuro migliore, che hanno un lungo cammino davanti e il compito di salvare la Terra. E’ una bellezza proveniente dall’invisibile che raggiunge il mondo visibile.

Tutto l’argomentare di Renzo Piano, si riferiva a una condizione di bellezza che riguarda il futuro. Non diceva della bellezza che si è avuta in eredità dai secoli, ma di quella che ciascuno ha il dovere e il diritto di immaginare, progettare, costruire: per i luoghi che saranno abitati, ma soprattutto per le storie che accadrà di vivere. Diceva di una bellezza del futuro. Di una bellezza del tempo e delle storie che verranno. Di una bellezza delle creature che vivranno quel tempo e quelle storie. Diceva di prospettive. Di futuro.  Però futuro è la conoscenza impossibile. Futuro è tutto quello che non sappiamo, che possiamo soltanto prefigurare, immaginare, sognare. Eppure è con il pensiero costante del futuro e per il futuro che giorno dopo giorno percorriamo i territori della nostra esistenza. Giorno dopo giorno andiamo verso un modo di essere diverso. Forse non c’è un solo istante in cui ciascuno di noi non pensi al futuro. Non c’è gesto che si compia senza l’idea di una conseguenza, e la conseguenza è qualcosa di futuro. Non c’è apprendimento che non si proietti nel futuro, e non c’è insegnamento. Ecco, in tutti questi pensieri e prospettive e gesti, si dovrebbe tener conto della possibilità di configurare una bellezza per il futuro. Ma per questo c’è bisogno di un nuovo pensiero, di una nuovo concetto di creatività, per esempio, di una sua nuova prassi. Si dovrebbero saltare gli ostacoli di idee consolidate e consumate, di schematismi che in quanto tali costituiscono impedimenti.

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