Andromeda e Perseo, dal Getty Museum di Malibu al MAR di Castro

di Francesco D’Andria


 loutrophoros apula (anfora per l’acqua utilizzata nel bagno della sposa) (altezza cm. 87), a figure rosse, seconda metà del IV sec. a.C.. Pittore di ambito tarantino. Sulla spalla finissima rappresentazione di una testa femminile che sorge da un cespo di acanto, circondata da eleganti volute vegetali. 

Gli amici di Castro avevano accolto con un qualche disagio la notizia che ben 110 reperti del Museo Archeologico sarebbero partiti per Taranto, per dar vita alla Mostra “Athenaion. Tarantini, Messapi e altri nel santuario di Atena a Castro”, inaugurata il 20 dicembre scorso e che resterà aperta sino al 18 giugno prossimo. Va detto tuttavia che gran parte dei materiali della Mostra, erano conservati nei depositi, e dunque non erano sinora visibili, se non agli addetti ai lavori. Poi, con l’inaugurazione della Mostra “Athenaion” presso il MaRTA, anche i più dubbiosi si sono ricreduti, vedendo come le scoperte di Castro erano ulteriormente valorizzate. In cambio dei materiali prestati sono giunti al MAR-Museo Archeologico di Castro, ben dieci eccezionali oggetti provenienti da Taranto. Tra questi spiccano due grandi vasi a figure rosse, capolavori dell’arte attica e apula, in singolare dialogo con i reperti esposti nel Castello Aragonese della città salentina. Infatti il cratere, databile al V sec. a.C., rappresenta una scena della distruzione di Troia, in cui il greco Aiace insegue la vergine Cassandra, sacerdotessa di Atena, che si rifugia terrorizzata ai piedi delle statua miracolosa, il Palladio appunto, conservato come nella rocca di Ilio. Secondo una tradizione antica questo simulacro fu rapito da Ulisse e Diomede il quale la consegnò ad un compagno di Enea proprio sulla spiaggia di Castro, ai piedi del santuario di Atena che dominava dall’alto dell’acropoli.

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