Manco p’a capa 124. Le donne e l’ambiente

di Ferdinando Boero

Le donne al potere non smettono di stupirci. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, va a Davos e rinnova l’impegno per la transizione ecologica. Jacinda Ardern, premier in Nuova Zelanda, ha innescato un processo di transizione ecologica simile a quello promosso da Von der Leyen in Europa.
Gli uomini hanno spesso detto di volere un’economia sostenibile, ma non hanno mai fatto nulla, se non il bla bla bla denunciato da un’altra donna: Greta Thunberg.
Ardem, in questi giorni, ha fatto una mossa inaudita nella politica maschile: al vertice della popolarità e del potere, si è dimessa. Non per uno scandalo, né per sfiducia di chi prima la sosteneva. Ardern ha detto che non ce la fa più a fare il mestiere che fa. Un uomo, Giulio Andreotti, disse che il potere logora chi non ce l’ha. Per le donne questo non vale. La mia interpretazione è che esercitano il potere per il bene comune, molto più di quanto non facciano gli uomini, e lo fanno disinteressatamente. L’esercizio del potere logora eccome. Si può restare attaccati alla poltrona, oppure ci si può alzare al vertice della popolarità e lasciare spazio ad altri o magari ad altre.
Il governo di Giorgia Meloni non smentisce la sensibilità femminile ai problemi ambientali e, non a caso, prevede un Ministero per il Mare. Però, vista la crisi energetica in corso, c’è bisogno di energia e, quindi, si sta proponendo di andarla a prendere perforando i nostri fondali. Un’idea che già era venuta a Matteo Renzi, quando era al governo. Fece di tutto per far fallire il referendum sul rinnovo delle concessioni a trivellare in mare, ci riuscì e emanò decreti che permettevano le trivellazioni. Fermate da una moratoria del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, in un governo successivo a quello di Renzi. Ora si torna all’attacco del nostro mare e le trivellazioni sono ritenute nuovamente necessarie. Il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, presa da mille impegni, forse non se n’è accorta.

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