Su Le figlie di Federico. Cronache e racconti dal Medioevo di Enzo Quarto

         Un altro elemento unificatore del libro è l’ambientazione geografica delle varie vicende, che è la Puglia, la regione prediletta, insieme alla Sicilia, da Federico II, che non a caso venne chiamato puer Apuliae. La Puglia che svolse anche allora una funzione importante favorendo l’incontro e la pacifica convivenza tra popoli e religioni diversi (qui si accenna, ad esempio, alla colonia musulmana di Lucera, alla comunità ebrea di Oria, ecc.).

         Ma passiamo ora in rassegna più da vicino i momenti principali del libro. Nella Cronaca prima, attraverso la tecnica del flash back, si delinea rapidamente un ritratto di Federico dal giorno della sua discussa nascita (con le voci che circolavano) alla sua incoronazione, non ancora ventenne, ad opera di Innocenzo III, ma si conduce anche una analisi della situazione politica del tempo, delle strategie usate da papi e imperatori per la supremazia assoluta. Poi daccapo si ritorna all’attualità e si descrive il viaggio dei soldati saraceni di Lucera che si recano a Castel Fiorentino a rendere omaggio alla salma dell’imperatore, il quale aveva saputo rispettare la loro cultura, la loro religione, le loro tradizioni. E qui balza già in primo piano una delle caratteristiche principali della personalità di Federico II, la sua tolleranza verso popoli e culture diverse.

         Alla precisa ricostruzione storica della Cronaca prima si sostituisce l’invenzione narrativa del secondo episodio,  La storia di Maryam e di sua figlia Giamila, che dà vita alle pagine più intense e riuscite del libro, insieme a quelle relative al matrimonio di Violante. Maryam, come s’è detto, è un personaggio storicamente non esistito, quindi di pura invenzione (e anche piuttosto inverosimile, se vogliamo), ma che serve all’autore a caratterizzare in un certo modo la figura dell’imperatore, a fare scoprire, come dice lui stesso, “un aspetto diverso”, assai lontano da quello più noto (l’estrema libertà e licenziosità con cui viveva la sua sessualità, “con sopraffazione e sottomissione di chiunque capitasse a portata di mano del proprio desiderio”). In questo modo forse Enzo Quarto ha voluto anche rendere più umana e attuale questa figura, togliendolo dal piedistallo in cui l’hanno collocato gli storici e mostrandone anche le debolezze e i sentimenti uguali a quelli di tutti gli altri uomini.

Qual è allora questa storia che dà vita al brano più suggestivo del libro?  Federico, a Gerusalemme, in chiesa, durante la solenne cerimonia della sua autoincoronazione,  vede Giamila, una schiava malata, che reca in braccio una bambina. Come se avesse visto un segno divino in quella presenza, ne viene colpito, e se ne innamora, cosa che succede forse per la prima e unica volta in vita sua. Decide così di adottare la bambina, Maryam, che porta con sé in Italia, facendola vivere nel castello di Oria, senza mai andarla a trovare. Alla notizia dell’imperatore morente, Maryam si reca a visitarlo e per conoscerlo per la prima volta. La vista di questa giovane donna, che si distende nuda nel suo letto,  fa chiudere gli occhi tranquillamente all’imperatore che in punto di morte rivede gli episodi principali della sua vita.

         Nella Cronaca seconda si descrivono i preparativi per il funerale, ma si continua a condurre anche un’analisi della situazione sociale, economica e politica del tempo. Ma qui emerge un altro aspetto della personalità dell’imperatore, la sua passione per la falconeria, che lo spinse a scrivere un trattato, De arte venandi cum avibus, dove descrive con precisione analitica la vita degli uccelli. In questo stesso episodio poi si passa ancora una volta dalla realtà alla fantasia, con la storia di una giovane coppia, Michele di Altamura, il valletto dell’imperatore che si occupa dell’ammaestramento dei falchi, e di Livia, figlia di un fornaio di Castel Fiorentino. Ma, a proposito delle descrizioni che sono presenti nel libro, vorrei sottolineare la capacità dell’autore di rendere con un’evidenza quasi visiva paesaggi, ambienti, personaggi, che vengono accuratamente ricostruiti. E questo con un linguaggio semplice e uno stile sempre scorrevole.

         Alla fine della Cronaca seconda è presentato un altro dei personaggi principali del libro, che nella finzione narrativa è direttamente intravisto dal cronista nelle sale del castello, cioè Violante, una figlia naturale di Federico, andata pure lei per rendere omaggio all’imperatore anche se nutre nei suoi confronti un forte rancore. La causa di questo rancore è chiarita nel quarto dei racconti, che è intitolato Storia di Violante.

         Violante cresce in un monastero fino ai quindici anni, allorché il padre decide di farla sposare con Riccardo di Caserta, che la ragazza ovviamente non conosceva nemmeno di vista. Quindi queste pagine descrivono i preparativi nel convento (il bagno, la vestizione) in un’atmosfera festosa da parte delle monache ma inquieta da parte di Violante, che era rimasta turbata da una predizione,  poi ancora la comunione ad Andria con i Templari e, alla fine, la cerimonia del matrimonio, che si svolge in un clima orgiastico, di sfrenatezza erotica, che culmina col  brutale possesso di Violante da parte di Riccardo. E qui, oltre che la descrizione di certi costumi barbarici del tempo, emerge l’attenzione che l’autore presta alla condizione della donna nel Medioevo attraverso la delineazione di questa come delle altre figure femminili presenti nel libro. Una condizione che definire arretrata è dir poco e che si potrebbe paragonare a quella delle schiave, senza voce in capitolo, destinate soltanto a ubbidire ciecamente ai voleri dei loro padri, come è il caso di Violante. E paradossalmente, nonostante i privilegi della nascita, questa condizione riguarda più le fanciulle nobili che quelle del popolo, come Livia, la figlia del fornaio, che almeno può vivere una storia d’amore con un giovane di cui è innamorata.

         Il libro si conclude con la Cronaca terza, la più breve, che descrive le procedure per il funerale, la vestizione della salma, la veglia funebre, sempre con la capacità, che dimostra Quarto, di rendere quasi visivamente tutti questi momenti, e termina con alcune riflessioni sulla figura di Federico, in un brano che sinteticamente ma efficacemente delinea le  caratteristiche essenziali della sua vita e della sua personalità.

[Presentazione del vol. di E. Quarto,  Le figlie di Federico. Cronache e racconti del Medioevo, Nardò, Besa, 2004 (Lecce, Libreria Apuliae, 13 gennaio 2005); poi in A. L. Giannone, Modernità del Salento, Galatina, Congedo, 2009]

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