Manco p’a capa 125. Il cappotto del Re d’Inghilterra

di Ferdinando Boero

Il cappotto del Re d’Inghilterra fa notizia: è lo stesso da 40 anni. Carlo III potrebbe metterlo in vendita e farci qualche soldo, come suggerisce una martellante pubblicità, ma preferisce tenerlo e metterselo. Ovviamente il suo cappotto (ma forse ne ha più di uno) non è all’ultima moda: taglio e tessuto sono classici. E chi potrebbe avere più classe di un Re inglese? Gli inglesi sono “strani” perché da una parte hanno i comportamenti più stravaganti e, dall’altra, sono detentori di stili intramontabili. Le mode più estreme nascono lì, come la minigonna di Mary Quant, o le mode dei vari movimenti rocker, mod, punk, e molti altri che si distinsero anche per il modo di vestire. A fianco a questi mode, però, rimane salda la sartoria di tradizione: ottimi tagli e ottimi tessuti. Genova, la mia città, è la più inglese d’Italia. Dall’Inghilterra abbiamo preso la passione per il pallone e la prima squadra italiana di calcio porta il nome della città, ma in inglese: Genoa. Da sempre, a Genova, ci sono negozi che vendono abbigliamento inglese.
Negli anni settanta un paio di scarpe, in media, costava tra le sette e le diecimila lire. Io vedevo le scarpe inglesi in questi negozi, quelle traforate. Costavano dieci volte il prezzo delle scarpe “normali”. Investii il mio primo stipendio da borsista CNR in un paio di scarpe marrone chiaro: centoventimila lire. Un’enormità per il 1978. Le ho ancora, dopo 45 anni. Le ho fatte risuolare una volta. Il tacco due volte. Tutte le scarpe che ho comprato ai prezzi correnti sono andate. Quelle scarpe inglesi mi piacciono come il primo giorno.

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