Zeus ha fatto il miracolo

di Francesco D’Andria

Su Il Corsivo del 13 luglio 2002, fu pubblicato un articolo dedicato alla Mostra allestita, presso il Museo Archeologico di Ugento, intorno alla straordinaria statua in bronzo di età arcaica, che il Museo Nazionale di Taranto aveva concesso in prestito per qualche mese. Un capolavoro della scultura greca rinvenuto casualmente nella città messapica, durante lo scavo delle fondazioni di una palazzina, alla vigilia di Natale del 1961. Vent’anni fa era appena stata istituita la Facoltà di Beni Culturali presso la nostra Università, in un clima di grande ottimismo per la possibilità di formare giovani che avrebbero valorizzato il patrimonio culturale del Salento, contribuendo allo sviluppo di queste terre. Oggi il Museo di Ugento è chiuso da vari anni per inestricabili intoppi burocratici, e solo nei prossimi mesi sembra che potrà riaprire i battenti. Una realtà purtroppo comune ad altri musei e siti archeologici pugliesi, in mancanza di una reale politica di valorizzazione da parte delle Istituzioni nazionali e territoriali. Nella realtà attuale i giovani che, pieni di entusiasmo, si sono formati per operare nei Beni Culturali, tendono a fuggire dalla Puglia, dove mancano concrete e stabili opportunità di lavoro in questo settore. Il miracolo di Zeus, annunciato venti anni fa, non si è verificato. Pubblichiamo di seguito il testo dell’articolo su citato. (F.D’A.)


 il recinto di Zeus ad Ugento (Illustrazione InkLink).

Il ritorno ad Ugento del dio di bronzo mette in movimento interessi in crescita: diverse istituzioni hanno lavorato insieme per ricollegare al territorio un capolavoro dell’arte greca, spiegandone la sua importanza con tecniche di comunicazione moderne. Giovani ugentini della Facoltà di Beni Culturali di Lecce hanno spinto un giovane assessore alla cultura a dar corpo al progetto e studiosi dell’Università e della Soprintendenza hanno collaborato con il comune di Ugento, per raccontare una storia affascinante, anzi le storie che circondano l’immagine di Zeus; Zis per i Messapi, che lancia il fulmine anche se il volto sorride con benevolenza ed il capo è cinto da una corona di alloro e da una benda ornata di fiori. La Mostra è stata l’occasione per ricostruire intorno alla statua il mondo della religione presso i Messapi, come siamo riusciti a comprenderlo in questi lunghi venti e più anni di ricerche (o di lotte?) tra collaborazioni internazionali, scavi di emergenza, amministrazioni comunali miopi, distruzioni gravi del patrimonio archeologico salentino, dovute in gran parte ad una passata burocratica gestione dell’Ufficio archeologico di Lecce, diretto dal dottor Ciongoli. Ma ora bisogna dimenticare i tristi ricordi del passato perché nel Salento opera accanto alle altre una realtà nuova, la Facoltà di Beni Culturali, una realtà che ha la sua vera forza nei giovani che si iscrivono e che ne percorrono la formazione dal triennio iniziale sino ai livelli più alti della specializzazione.

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