Antonio Resta, L’amore imperfetto. La musica per sedare le dissonanze della vita

di Gigi Montonato     

Col titolo L’amore imperfetto Antonio Resta ha pubblicato di recente due racconti nella collana da lui stesso fondata e diretta ProsaPoesia (Lecce, Edizioni Grifo, pp. 74). Il primo è eponimo, il secondo è Duo con trio.

Protagonista, con una giovane donna in entrambi i racconti, è Michele, già presente nei pregressi narrativi del Resta, L’attesa, il mare e Il miele, l’ombra. A separare dal primo Michele il più recente è il tempo, in balzo di anni: ragazzino prima, adulto dopo.

I due racconti propongono due momenti di quotidianità, due fuggevoli scie esistenziali nel ristretto e delimitato tema del rapporto uomo-donna, in cui più che altrove si disvela la complessità esistenziale. I due si confrontano e si stuzzicano, ciascuno chiuso nella propria personalità. Lui, colto e riservato; lei più spontanea e sfrontata.

Tema esclusivo è l’esperienza dell’amore e del sesso, come possono essere vissuti da una coppia: lui, giovane intelligente, bello, ambito e corteggiato, lei, che ha un bel po’ di anni meno di lui, con la sua leggerezza tentatrice.

Più disteso e narrativo il primo racconto, che si svolge nel chiuso di una stanza da letto di un appartamentino, non a caso dell’uomo; dialogato il secondo, che si svolge in un bar davanti ad una tazza di cioccolata calda. In entrambi la figura femminile è la spalla perfetta per far emergere in maniera più netta il profilo di lui, tutto avvolto nel suo mondo colto ed esteticamente raffinato di intellettuale e di scrittore, amante della musica e della scrittura.

Perché amore imperfetto? Perché Michele, che pure dimostra di saper amare, per come sessualmente s’intende, limita l’amore nel trasporto erotico e lì lo rinserra. Non è freddo, non si sottrae alle circostanze e alle proposte, ineludibili più che allettanti, ma è come se fra i due ci fosse un terzo incomodo, silenzioso ed imperioso insieme, che impedisce di andare oltre. Il suo è un mondo dove non arrivano le problematiche esistenziali degli altri, della natura e della società, come se fosse tutto sospeso e rarefatto.

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