Nadia Campana e il bipolarismo poetico di Verso la mente

di Annalucia Cudazzo

Pochi mesi prima del suo suicidio, nel 1984, Nadia Campana unisce sotto il titolo Verso la mente[1] una cinquantina di componimenti – la maggior parte dei quali inediti – in un dattiloscritto che sarà pubblicato nel 1990 dalla casa editrice Crocetti, assieme ad altre tre poesie che nei disegni dell’autrice sarebbero dovute rientrare nella raccolta. Il volume, curato da Milo De Angelis e Giovanni Turci, negli anni è diventato introvabile, motivo che ha spinto l’editore Raffaelli a ripubblicarlo, nel 2014, in un’edizione allestita dagli stessi curatori, cui si è aggiunta Emi Rabuffetti, e a ripresentare sullo scenario letterario italiano l’opera della poetessa lombarda, scomparsa all’età di trentuno anni.

Nadia Campana[2] nasce l’11 ottobre 1954 a Cesena dove trascorre la sua infanzia a contatto con la natura e praticando sport, sotto la guida del padre. All’aria aperta, sin da bambina, si dedica alle scalate e alla corsa e, successivamente, decide di esercitarsi nelle arti marziali, in modo particolare nell’Aikido. La sua tranquilla adolescenza viene, però, turbata dal decesso del padre, morto in seguito ad un incidente sul lavoro, avvenimento che definirà, in un componimento in sua memoria, “spergiuro sulla mia infanzia” (p. 33). La Campana frequenta l’università a Bologna e consegue la laureacon una tesi su Antonio Porta, il cui relatore è Luciano Anceschi. Terminati gli studi, decide di andare a vivere da sola a Milano, dove si trasferisce in un appartamento in via Vallazze 62.  Nel 1978, invia una lettera a Milo De Angelis, destinato a legarsi alla poetessa da una solida amicizia, in cui lo informa del suo interesse per i temi trattati nella rivista «Niebo», da lui fondata l’anno precedente, e, in chiusura, aggiunge di aver scritto anche lei alcuni componimenti, ma di sentirsi ancora immatura per essere pubblicata. Grazie alla sua tesi, riesce ad attirare l’attenzione di Antonio Porta che la aiuterà a pubblicare, nel 1983, per Feltrinelli, la traduzione delle centoquaranta poesie inedite in Italia dell’opera di Emily Dickinson Le stanze d’alabastro. In questi anni, riesce anche ad approdare su alcune riviste, fra cui «L’altro versante» di Rosita Copioli.

Questa voce è stata pubblicata in Letteratura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *