Resilienza di guerra

di Gianluca Virgilio

“Tristi, miseri mortali! Perché acquistate lance e fate strage gli uni degli altri? Basta, desistete da quei travagli e custodite in pace, con chi ama la pace, la città.  La vita è poca cosa, ed è opportuno trascorrerla nel modo più piacevole, e non in compagnia di tanti affanni.”

Euripide, Supplici vv. 949-954. Traduzione di Filippo Maria Pontani.

C’è qualcuno che – siamo nel quinto mese di guerra – sta preparando la pace? Ciò che avviene nelle segrete stanze dei potenti che in questi mesi giocano a braccio di ferro – un gioco che ha già fatto migliaia di vittime – noi non lo sappiamo. Sappiamo solo quel che filtra tra le pieghe della propaganda di entrambi i fronti, dove a volte si nasconde il dubbio, l’indecisione, il retropensiero, la verità minima eppure indicibile o appena accennata, anche del più allineato dei giornalisti con l’elmetto. A noi tocca d’essere abili a percepire queste rare e nascoste défaillances del sistema mediatico, facendo sempre la tara di quanto i media ci fanno vedere e sentire tutti i giorni.

Oggi nelle scuole e in tutte le sedi associative non raccogliamo più viveri e vestiti ed altre merci d’uso comune per il popolo ucraino, come abbiamo fatto all’inizio della guerra; ci pensano i governanti a stanziare miliardi e miliardi che servono a tenere in piedi, dopandolo, il pugile suonato, armandolo contro i russi. Il soldato ucraino combatte anestetizzato ed eterodiretto, sembra non sentire più i colpi –retrocede e combatte, combatte e retrocede, poi dicono che avanzi, ma forse è solo una perdita d’equilibrio -, come se bastassero le armi fornitegli dagli occidentali a sconfiggere il nemico e lui non fosse destinato a perdere, non abbia già perso. Ma noi occidentali gli diciamo tutti i giorni che vincerà, che non potrà non vincere, se continuiamo a mandargli armi e soldi, tanti soldi, quanti ne ha bisogno uno dei paesi più poveri e più indebitati d’Europa. Abbiamo convinto il povero soldato ucraino come lo spacciatore convince il cliente della bontà della sua roba. Il futuro sarà roseo, vivrà libero e felice in una società democratica e prospera, come la nostra. E’ per questo che sta combattendo, non è vero?

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