Resilienza di guerra

E come il soldato drogato non sente il dolore, così la nostra pietà è morta, uccisa e sotterrata da un cumulo di menzogne. Nessuno crede più che l’ucraino sia un popolo di resistenti, cioè un popolo che combatte per la propria causa, bensì in questi mesi abbiamo capito che è un popolo di resilienti addestrato da altri a combattere e pronto a morire, senza saperlo, per il tornaconto degli occidentali. La guerra in Ucraina ci insegna che esiste una resilienza in tempo di pace, ovvero l’accettazione acritica dei dictamina del potere a cui ci si sottomette senza protestare, ed esiste una resilienza di guerra, che induce a combattere e morire per una falsa causa e senza capire davvero i motivi del conflitto. Le guerre non le decidono i popoli, i popoli le subiscono.

I nostri governanti hanno deciso di fare la guerra per procura alla Russia. Dobbiamo ringraziarli perché risparmiano i corpi dei soldati occidentali, sempre più numerosi al di qua della nuova cortina di ferro, pronti ad entrare in azione in caso di sconfinamento del nemico. Ma che dire dei soldati ucraini, che ogni giorno diminuiscono di numero? Le armi sono sempre un grande affare, mentre i corpi degli uomini si consumano e si riproducono gratuitamente. Fino a quando?

Il tempo è galantuomo e la verità sempre lo accompagna. Così, ora appare chiaro che il massacro non avrà termine fino a quando gli appetiti delle classi dirigenti dei due blocchi contrapposti non saranno soddisfatti, finché la guerra non deciderà il nuovo equilibrio del potere nel mondo. Gli americani contro i russi, e in mezzo ci siamo noi, gli europei. Siamo stati troppo a lungo i dominatori del mondo, ed ora che potremmo goderci la pace, non sappiamo che farcene e aiutiamo il potente nei suoi scopi indicibili. Eleviamo un muro contro la Russia, chiudiamo le frontiere senza pensare che è da lì che per millenni i nostri avi sono venuti fin qua, dalle steppe infinite dell’Asia centrale attraverso gli Urali fino alle pianure d’Europa, non certo dalle onde infide dell’Oceano. Una guerra ci ridurrà tutti quanti allo stato di resilienti, come gli ucraini, resilienti di guerra. Dovremo combattere senza un vero perché. Democrazia, autocrazia, libertà, tirannide: siamo troppo smagati per credere alla realtà di queste parole, che per troppo tempo hanno ingannato il mondo. Ci sono solo rapporti di forza, rapporti di potere, così ragiona la geopolitica. Forse, l’unica resistenza vera è nel capire tutto questo e nel dirlo senza timore; nella residua speranza, alla fine, che qualcuno nelle segrete stanze stia preparando la pace.

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