Manco p’a capa 79. Ricordo di Edward Wilson e di Thomas Lovejoy, due difensori della natura

Gli argomenti di Wilson e Lovejoy sono incontrovertibili. Nessuno è così ottuso da pensare che si possa vivere in una natura devastata, e quindi sono tutti d’accordo. A parole. Quando poi si tratta di agire concretamente per fermare questo folle processo di distruzione delle premesse del nostro buon vivere, allora iniziano i distinguo. La distruzione della natura ha aumentato moltissimo il nostro tenore di vita, sia come quantità di beni a nostra disposizione sia come lunghezza della vita. Chi non vive come noi aspira a vivere come noi, e cerca di trasferirsi dove le condizioni di vita sono migliori. Paradossalmente, le cattive condizioni nei posti da cui si fugge sono dovute in gran parte alle buone condizioni dei posti verso cui si fugge. Deprediamo la natura e la distruggiamo per vivere sempre meglio, e siamo convinti che questo possa durare all’infinito. Ci importa poco dei problemi degli altri paesi. Magari ci liberiamo la coscienza con una donazione a qualche organizzazione umanitaria.


Thomas Lovejoy

Wilson, nell’ultima parte della sua vita, ha addirittura proposto di difendere almeno metà del pianeta dai nostri impatti. Modestamente, vista la disparità delle stature scientifiche, mi permetto di dissentire. Dobbiamo difendere tutto il pianeta dai nostri impatti! Metà non basta. Anche perché gli impatti sono globali. Abbiamo spostato le produzioni più inquinanti in altri continenti, soprattutto in Asia. Ma alla fine quelle attività, pur non avendo inquinato direttamente l’aria che respiriamo, hanno alterato il clima a livello planetario. Non possiamo pensare che basti proteggere metà del pianeta mentre si devasta l’altra metà. Dobbiamo cambiare radicalmente i nostri sistemi di produzione e consumo in tutto il pianeta. L’Unione Europea, per esempio, con la Direttiva Quadro della Strategia Marina, ha identificato undici descrittori di buono stato ambientale (http://www.strategiamarina.isprambiente.it/descrittori/i-descrittori-della-strategia-marina) basati sulla conservazione di biodiversità ed ecosistemi (seguendo le idee di Wilson e Lovejoy). L’obiettivo è di ottenere il buono stato ambientale in tutte le acque europee, non solo in metà di esse. La data fissata per l’ottenimento di quell’obiettivo è il 2020. Non è stato raggiunto e ora la Commissione ha intrapreso la Missione Healthy Oceans, Seas, Coastal and Inland Waters ( https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/591d6563-379b-11ec-8daf-01aa75ed71a1). Prima o poi, forse, le idee di Wilson e Lovejoy troveranno concretezza. Nell’interesse della nostra specie. La natura, non temete, se la caverà benissimo.

[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 30 dicembre 2021]

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