Due documenti dall’Archivio Vittorio Bodini di Lecce

a cura di Simone Giorgino

Nel 1963 il grande poeta spagnolo Rafael Alberti lascia definitivamente l’Argentina per continuare il suo esilio a Roma, dove rimarrà ad abitare fino al 1977, dapprima in via di Monserrato, al centro dell’antico quartiere spagnolo e poi, dal 1964, a Trastevere, in via Garibaldi. In quel periodo, Alberti frequenta molte personalità del mondo e letterario e artistico romano – Ungaretti, Pasolini, Gatto, Levi, Gassman – e inizia a scrivere una nuova raccolta, Roma, peligro para caminantes, ambientata principalmente proprio in quel quartiere e che sarà presto tradotto dal poeta e ispanista Vittorio Bodini.

È proprio nel periodo romano, cioè fra il 1963 e il 1970, anno della scomparsa di Bodini, che la conoscenza fra quest’ultimo e Alberti si trasforma in una vera amicizia, complice anche l’intenso contatto che si stabilisce tra i due per le traduzioni in italiano di Poesie (1964), Degli angeli (1966), Il poeta nella strada. Poesia civile. 1931-1965 (1969) e il postumo Roma, pericolo per i viandanti (1972). È il periodo, insomma, in cui «“Victorio se convirtío en el traductor, diría oficial, de Rafael”»[1], ricorda José Luis Gotor in uno scritto dedicato ad Alberti, all’epoca vicino di casa del connazionale. Bodini, inoltre, spesso fungeva da mediatore per gli incontri fra Alberti e alcuni intellettuali italiani. Come scrive Laura Dolfi, ben presto «L’amicizia [fra i due si estende] alla più ampia dimensione familiare; basta pensare all’affettuoso appellativo “tío” con cui Alberti si rivolgeva alla piccola Valentina dedicandogli, nel giorno del suo onomastico, un quadro e un paio di teneri versi: “Valentina sólo hay una / con su perro va a la luna”»[2]. Analoghi brevi componimenti non mancano nemmeno nelle lettere e cartoline, ora conservate nell’Archivio Bodini di Lecce, che Alberti spesso scriveva all’amico italiano e a sua moglie, Antonella (Ninetta) Minelli, durante i suoi spostamenti, come testimoniano, per esempio, i due documenti riportati nelle pagine che seguono: una lettera del 24 gennaio 1968 da Golfe Juan, in cui sono ben visibili alcuni disegnini di Alberti, e una cartolina del  11 maggio 1968 da Cannes.

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