Il Corriere spagnolo di Vittorio Bodini

di Irene Pagliara

Questa seconda edizione del Corriere spagnolo, che segue a più di venticinque anni di distanza quella edita da Piero Manni nel 1987 e curata sempre da Antonio Lucio Giannone, va ad arricchire la collana «Bodiniana», diretta dallo stesso curatore e volta alla riscoperta della varia e complessa attività letteraria dell’autore salentino, caratterizzata non solo dalla più conosciuta produzione poetica, ma anche dall’attività di saggista, traduttore, narratore e prosatore. Proprio quest’ultimo aspetto viene messo in rilievo attraverso la riedizione del Corriere spagnolo, che raccoglie i reportage e le prose di costume spagnolo composti e pubblicati da Bodini su quotidiani, periodici e riviste letterarie sia nel primo periodo della sua permanenza spagnola (iniziata verso la metà del novembre 1946, quando ottenne una borsa di studio dal Ministero degli Esteri di quel paese per svolgere attività di ricerca presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid), tra il gennaio e il giugno del 1947, che in seguito al suo rientro in Italia, tra il 1950 e il 1954. Queste venti prose, che evidenziano una certa omogeneità tematica e stilistica, non sono state mai raccolte in volume dall’autore, che pure, come evidenzia Giannone nell’accurata Nota al testo, ne aveva incluse alcune in un dattiloscritto comprendente una selezione di «prose vecchie e nuove» per un’eventuale pubblicazione, inviato a Oreste Macrì nel 1970, poco prima di morire (p. 129). Il titolo di Corriere spagnolo è comunque attribuibile allo stesso scrittore, poiché era stato utilizzato per la rubrica del periodico salentino «Libera Voce», in cui apparvero tre di questi reportage.

Come fa notare Giannone nell’Introduzione: «I reportage e le prose “spagnole” compongono, nel loro insieme, un singolare “taccuino di viaggio”, in cui la progressiva esplorazione del paese straniero da parte del poeta si intreccia, da un certo punto in avanti, con la “riscoperta” delle proprie radici e della propria terra, la quale diventa spesso un termine di raffronto e di verifica delle sue impressioni» (p.9). Pertanto, sebbene il Corriere potrebbe essere considerato in un certo senso un’opera odeporica, in quanto costituito da prose scaturite dall’esperienza di viaggio nel territorio iberico, si può senza dubbio affermare che il modello del reportage è solo un punto di partenza dal quale Bodini trae spunto, prendendo certamente in considerazione gli aspetti più tipici delle tradizioni spagnole, come il flamenco, la corrida, i serenos, non per la loro peculiarità manifesta e, per così dire, folclorica, quanto piuttosto per il loro costituire delle privilegiate chiavi di lettura di quel «fondo oscuro dell’anima» (Capo d’anno a Puerta del Sol, p.44), che agita la dimensione invisibile e sconosciuta della Spagna come del suo Sud.

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